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Per
la prima volta ho volato, ero molto
impressionata, ma l’impressione più grande
è stata incontrare la mia famiglia perché
erano tanto felici di vedermi e di
fare la mia conoscenza! Mi hanno
accolta con i palloncini!
Ho un po’ di tristezza perché devo
partire ma nello stesso tempo ho
nostalgia dei miei genitori.
Darya
La nostra esperienza di accoglienza è
iniziata quando le nostre figlie
frequentavano le scuole elementari; ora
loro sono maggiorenni e sono cresciute
considerando l’arrivo di una bambina
Bielorussa, come una consuetudine
familiare. Ci sono stati momenti di
gelosia o di incomprensione, ma ora
conservano un buon ricordo dei bambini che
abbiamo ospitato. Fare accoglienza non è
sempre semplice, perché significa
modificare il ritmo della vita familiare,
far posto nei propri spazi ad un’altra
persona, condividere giocattoli, tempo e
affetto; eppure ogni volta, alla fine del
mese, la casa sembra un po’ più vuota, è
strano preparare la tavola per quattro,
oppure parlare in italiano, senza
aggiungere semplici parole russe e
ritornare alla solita routine.
Abbiamo ospitato negli anni sei bambine e
un bambino, ogni volta si ricomincia da
capo, perché ogni bambino è diverso, con i
suoi pregi e difetti, ma ognuno di loro ha
lasciato nei nostri ricordi un segno
particolare, e spesso capita parlando fra
di noi, di ricordare alcuni episodi o
momenti vissuti con loro.
Come genitori, possiamo dire che negli
ultimi anni l’arrivo di bambini piccoli
rispetto alle nostre figlie, ci ha dato la
possibilità di rivivere da un diverso
punto di vista la serenità del giocare,
del cantare insieme, fare la lotta,
raccontare una storia, anche se la lingua
non è la stessa.
A settembre continueremo l’esperienza
certi di continuare a ricevere stimoli di
riflessione per la nostra famiglia.
GRAZIE DI CUORE AI BAMBINI BIELORUSSI!
Patrizia,
Vittorio, Paola, Marta
La
mia famiglia mi piace, sono molto
premurosi con me… All’inizio è stato un
po’ difficile parlare ma adesso conosco 41
parole in italiano!
Jana
I l momento più
bello è stato il ritorno dal mare. C’era
tanta gioia quando noi ci siamo conosciuti
con la mia Famiglia italiana, io subito ho
sentito amore per Loro e ho smesso di
preoccuparmi.
Quando noi siamo arrivati a casa, tutti
hanno cominciato a sorridere, hanno
cominciato a salutarmi, c’era gioia perché
è arrivato un
ospite…mi hanno aspettato.
Vorrei che la mia Famiglia venisse a
trovarmi, vorrei fare vedere la scuola, la
casa, anche il bosco che c’è lì da noi.
Ai bambini nuovi io direi di non avere
paura, lì, in Italia tutto è molto bello e
tutti sono cari, molto buoni.
Lisa M.
Dopo
tanto gesticolare pare che siamo proprio
d’accordo. Questa sera usciamo in
bicicletta, ma Andrei deve restare dietro
di me proprio come se fosse “INCOLLATO”;
mi sono spiegato bene, con due dita ad
uncino intrecciate uno nell’altro e lui ha
capito. “Da, da” mi ha detto.
Le biciclette le ho già pompate... che Dio
me la mandi buona... usciamo dal
cancello... si va.
Lui è sempre lì dietro di me; una distanza
variabile fra trenta e cinquanta
centimetri separa la mia ruota posteriore
dalla sua ruota anteriore. Sembra proprio
“INCOLLATO”, come se fosse la mia ombra.
Io mi fermo e lui si ferma, io giro e lui
gira, io rallento e lui rallenta...
imperterrito!
E’ andato tutto bene. Siamo tornati.
Quando arriviamo in cortile, Andrei felice
e con un sorriso spropositato impenna la
bici e fa un tratto in equilibrio sulla
sola ruota posteriore!
Ma allora questo piccolo bambino russo
così giudizioso, anche se parliamo due
lingue, non solo mi ha capito, ma ha anche
intuito che ero preoccupato e... mi ha
ubbidito...
Mario
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